Sul blog La Grande Estinzione sono stati pubblicati alcuni estratti di un romanzo al quale sto lavorando da (troppi) anni. Ringrazio Antonio Vena, curatore del blog e Mauro Maraschi per la sua generosa introduzione agli estratti, e all’idea di questo romanzo, che riporto qui sotto. Gli estratti: L’esplosione, Il cambiamento climatico, La morte del padre, possono essere letti direttamente sul sito LGE.
Il benefattore: il filantrocapitalismo in un romanzo inedito
Nota introduttiva di Mauro Maraschi
Marco Piazza mi parlò per la prima volta della sua idea almeno sette anni fa, quando entrambi vivevamo ancora a Roma: voleva scrivere un romanzo che avesse a che fare con l’antropocene, in un periodo nel quale la parola era molto meno diffusa di oggi. Ci conoscevamo poco, avevamo parlato in occasione di un reading al quale aveva partecipato con un buon racconto, ma la sua anacronistica pacatezza mi aveva subito predisposto al confronto (ai tempi mi occupavo di editing per Hacca). Nel maggio del 2013 un suo racconto rientrò nella cinquina di 8×8 (il concorso di Oblique Studio al quale ogni anno partecipano a centinaia) e, sempre in quel periodo, cominciammo a discutere di quel suo progetto. Letta la prima stesura pensai subito che l’opera avesse un buon potenziale, per quanto mancasse ancora dell’impalcatura giusta. Il punto forte erano i contenuti “di prima mano”: Marco lavora infatti da vent’anni come forestale nell’ambito della cooperazione internazionale, ha viaggiato in lungo e in largo e ha una profonda conoscenza delle materie che tratta. Inoltre declina in modo personale una genuina passione per la letteratura, spesso traducendo e proponendo inediti, come nel caso della lettera di Breece D’J Pancake contenuta nell’edizione minimum fax di Trilobiti (2016). Anche per questo, nel corso degli anni, ogni volta che ho letto una nuova stesura del Benefattore, e man mano che Marco pubblicava racconti su riviste letterarie e riceveva l’attenzione di diversi operatori del settore, mi sono sempre più convinto che prima o poi ne sarebbe uscito fuori un contratto editoriale. Così non è stato, ma sono pronto a scommettere che non sia dipeso dalla qualità intrinseca del lavoro.
È forse vero che Il benefattore è un testo austero e che, nonostante i viaggi del protagonista tra foreste e deserti, somiglia a un’avventura rinviata, l’odissea minuta di un uomo che crede di operare il bene e scopre di essere la pedina sacrificabile di un organismo piramidale. Ma una certa apatia dei toni e una certa impotenza della trama sono secondari, se non funzionali, ai contenuti quanto mai attuali: Il benefattore offre infatti uno scorcio inedito sul mondo di quegli enti benefici che vivono di finanziamenti e che, nell’immaginario del romanzo, vengono sfruttati dall’Occidente ricco per lavarsi la coscienza, dopo secoli di colonialismo, riversando nel Terzo Mondo capitali che però finiscono spesso nelle tasche di politici corrotti e di amministratori malevoli. Un aspetto, quello della gestione economica adombrata dallo stendardo della filantropia, che può spingere personaggi come Giuliani, “il benefattore” del titolo, a coltivare le proprie manie di grandezza fino a diventare, a tutti gli effetti, uno dei tanti burattinai del Bene. Il benefattore è in realtà anche molto altro, ma per il momento mi fermo qui.
Rimango convinto che Il benefattore, nelle mani giuste, possa raggiungere la sua forma ottimale e diventare un unicum nel panorama delle proposte letterarie italiane. Insieme all’autore ringrazio pertanto LGE per questa vetrina e invito gli addetti ai lavori a leggerne alcuni estratti nella speranza di poterlo finalmente vedere in libreria.