Forse non aveva tutti i torti Bohumil Hrabal quando se ne stava al bar a bere birra e a giocare a biliardo mentre i suoi colleghi, nella Cecoslovacchia occupata, si ritrovavano clandestinamente e pubblicavano le samizdat. Il mio parere in merito è tanto irrilevante quanto di parte (ho sempre avuto un debole per bar birra e biliardo). A pensarla così però è anche Milan Kundera, e converrete con me che il suo parere è di tutt’altro spessore. Nel suo Un incontro, Kundera narra di un acceso dialogo avuto con un giornalista, E., a Praga all’ inizio degli anni Settanta e di come E. si sia lanciato in una feroce invettiva contro Hrabal reo, a suo dire, di indifferenza in un momento così tragico della storia della loro nazione.
[E. lo insultava con furore: Come può accettare che escano libri suoi mentre ai colleghi è proibito pubblicare? Come può appoggiare in questo modo il regime? E senza una parola di protesta? Il suo comportamento è spregevole e Hrabal è un collaborazionista].
Kundera reagì con lo stesso furore: [è assurdo parlare di collaborazionismo quando lo spirito di Hrabal, il suo humor, la sua immaginazione rappresentano esattamente il contrario della mentalità che ci governa e ci vuole imprigionare in una camicia di forza. Il mondo in cui è possibile leggere Hrabal è del tutto diverso da come sarebbe se la sua voce non potesse essere ascoltata. Un solo libro di Hrabal giova alla gente e alla sua libertà di giudizio molto più di tutti i nostri gesti e proclami di protesta!].
In realtà, come ricorda Ivan Klíma intervistato da Philip Roth in Chiacchiere di bottega (ne ho scritto qui), anche se Hrabal non partecipava agli incontri clandestini, contribuiva mandando i suoi scritti, e infatti negli anni Settanta numerosi suoi lavori furono pubblicati sulle samizdat. Ciò non toglie che Hrabal abbia sempre rivendicato la sua natura profondamente apolitica. [Apoliticità – continua Kundera – che in un regime in cui tutto era politico, non era certo innocente: la sua apoliticità si faceva beffe di un mondo in cui imperversavano le ideologie. Per questo è stato a lungo relativamente in disgrazia (inutilizzabile com’ era per tutti gli impegni ufficiali), ma proprio in ragione della sua apoliticità (non si è mai impegnato contro il regime) durante l’occupazione russa l’hanno lasciato in pace e ha potuto in un modo o nell’ altro pubblicare qualche libro].
Il mio personale incontro con Hrabal è avvenuto per caso alcuni anni fa, in un periodo in cui mi sono trovato ad avere parecchio tempo libero. Da neo residente a Roma, una delle prime cose che ho fatto è stato andare a visitare tutte le biblioteche pubbliche della capitale. È stato in una di esse che mi sono trovato davanti un’esposizione temporanea dedicata a Hrabal. Ricordo di esser rimasto subito colpito e incuriosito dai titoli (splendidi) dei suoi libri: Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare, Treni strettamente sorvegliati, Ho servito il re d’Inghilterra, Una solitudine troppo rumorosa, Un tenero barbaro, Paure totali. [Questi, e altri, si possono trovare nel catalogo Einaudi e Edizioni e/o]. Ne ho portati a casa parecchi e per le successive settimane mi sono lasciato far compagnia da tutti i personaggi di Hrabal: umili lavoratori, soldati, anarchici, antieroi, poeti, disadattati, eccentrici. Personaggi che con la loro storia personale, la loro immaginazione e tenerezza coloravano la futilità della vita quotidiana. Erano colori abbozzati, diluiti, scrostati. Non erano certo colori sgargianti. A volte colori immaginati, ma erano pur sempre colori. Era tutta gente che della politicità o della apoliticità non interessava niente. Era tutta gente che la vita la iniziavano al mattino e la finivano alla sera, e il giorno dopo chissà. È a loro che Hrabal ha dato voce, mentre là fuori, oltre i loro vicoli, imperversavano le ideologie.
Spesso mi dimentico dei libri letti e dei titoli ma raramente mi dimentico degli autori e del loro mondo. E così Hrabal e il suo modo di essere uomo nel mondo me lo porto sempre dietro, nel taschino della giacca di velluto, quella un po’consumata ai bordi. Lui c’è, e ci sta bene.
Come tutti poi, alla fine Hrabal se ne è andato. Aleksander Kaczorowski ha provato a fare chiarezza sul mistero della sua morte scrivendo Il gioco della vita. Sì, perché il 3 febbraio del 1997 Hrabal era ricoverato in un ospedale di Praga per una lieve malattia. Secondo la versione fornita dai sanitari morì cadendo da una finestra al quinto piano dopo essersi sporto troppo per nutrire alcuni colombi. Secondo una versione ormai più comunemente accettata, Hrabal avrebbe deciso di mettere fine in quel modo alla sua vita.
La vicenda della morte di Hrabal mi ha sempre fatto pensare all’altrettanto confusa fine di Chet Baker. Il trombettista morì nel 1988 cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam ma le circostanze della sua morte furono piuttosto oscure (venne anche trovata droga nella sua stanza e nel suo corpo). La versione dell’incidente, che rimane la più accreditata, non ha convinto tutti.
Nel giorno del primo anniversario della morte di Mario Monicelli mi piace ricordare anche lui, un altro la cui morte è legata al quinto piano di un edificio. Uno scrittore, un trombettista, un regista. Se ne sono andati volando, e volando sono entrati dritti nei nostri cuori.
7 thoughts on “Bohumil Hrabal”
Sai dove si parla molto di Hrabal? Su “Mademoiselle O”, di Adam Thirlwell, giovane narratore inglese che ha scritto anche questo saggio che trovo davvero piacevole. Se ti capita di trovarlo in giro, ti consiglio di prenderlo: è un po’ caro, ma ci sono moltissimi spunti interessanti.
Di Adam Thirlwell ho letto “La Fuga”. Mi è piaciuto abbastanza da farmi pensare di leggerne un altro suo. Grazie per la dritta!
Ho letto anch’io “La fuga” e anche “Politics”, ma credo che il saggista sia più maturo dell’autore: “Madamoselle O” è una lunga cavalcata attraverso autori conosciuti (Joyce, Kafka, Nabokov) e meno conosciuti (come appunto Hrabal). Se lo leggi, sono curioso di sapere il tuo parere! 😉
Lo metto in lista!
Pingback: Visita improvvisa « Country Zeb
Ho servito il re d’Inghilterra, Una solitudine troppo rumorosa, Un tenero barbaro,
…
Questi li ho letti. beandomi…
gli altri, provvederò al più presto!
Confermo: Bel blog!
Grazie, poetella !