Quando ho chiuso l’ultima pagina di ‘Trilobiti’, la raccolta di racconti di Breece D’J Pancake, l’eco delle sue parole è rimasta a lungo dentro di me. Ne ho scritto in modo inadeguato e insufficiente in questo post. Inadeguato sicuramente perché è difficile, forse impossibile, disegnare con chiarezza la mappa delle piccole ferite causate dai suoi racconti. Le ferite hanno poi continuato a sanguinare dopo che ho letto della sua vita e della sua tragica fine a ventisei anni.
Ora, a un anno di distanza, ecco un altro barbuto che mi sta scuotendo allo stesso modo. Will Oldham è un cantautore che ha fatto di tutto per non diventare famoso, ed è per questo che quando lo si scopre si ha l’impressione di avere trovato una pepita d’oro in un fiume. Nel corso della sua carriera Oldham ha cambiato più volte nome. I primi album li ha pubblicati con lo pseudonimo Palace Brothers – nome ispirato da “Cannery Row” di John Steinbeck, nel quale i protagonisti chiamano la loro casa di fortuna Palace Flophouse – fino all’ultimo nome d’arte: Bonnie ‘Prince’ Billy. Questa cosa del cambiare spesso nome, Oldham lo giustifica dicendo che in quel modo si sente libero, ogni volta, di ricominciare da zero, di non creare nessuna aspettativa. Di staccare la sua musica dalla sua persona.
In una vita passata devo aver camminato a lungo nei boschi degli Appalacchi; non si spiegherebbe altrimenti quel senso di attrazione profonda che nutro per quei paesaggi. Attrazione per un certo tipo di natura, di strade polverose, di pick-up trucks, di uomini con la barba lunga e salopette di jeans, di donne che si chiamano Sally, Bonny, Daisy, che stanno dietro al bancone di un diner e servono eggs & bacon ai camionisti. Pancake è nato nel West Virginia, Oldham nel Kentucky. Io sono nato a mille miglia di distanza, ma le le loro voci mi parlano come poche altre sanno fare; voci che possono essere inquietanti, strozzate, selvagge e rotte ma anche delicate, morbide, romantiche e strazianti. Con gli occhi umidi io li ascolto e li leggo, e continuerò a farlo.
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Bonnie ‘Prince’ Billy – Horses
I’d be riding horses if they’d let me
Sleep outside at night and not take fright
I would ride the range and never worry
I would disappear into the nightEverybody needs an angel
But here’s that devil by my side
A death’s head ring upon his finger
Poor boy hanging on the lightThey’ll be drawing straws inside the courtroom
As the sudden twilight turns to black
And torches burn into the sad eyes
On the wrong side of the trackMake those horses jump through hoops of flame
They won’t kick and they won’t scream
Let the good Lord do the driving
While poor boy sinks in the streamWell, I can smell the campfires burning
But I’ll go out walking on my own
By day and night the world keeps turning
Frightened people hiding in their homesEverybody needs his angel
But here’s that devil by my side
A death’s head ring upon his finger
Poor boy hanging on the light
And everybody needs an angel
But here’s that devil by my side
A death’s head ring upon his finger
Poor boy hanging on the light
Su Bonnie ‘Prince’ Billy: un articolo uscito sul New Yorker, un altro qui
1 thought on “Bonnie ‘Prince’ Billy”
Condivido tutto: l’ho scoperto da poco, grazie a Cosioni della Neo, e ho la tua stessa impressione: pepita d’oro!