Dove sono andati i colori?

Questo breve racconto l’ho scritto alcuni anni fa come una specie di esercizio. Curiosamente, il seme che ha fatto sì che mi venisse voglia di mettere un po’ di parole una in fila all’altra, è un episodio di un serial televisivo che mi piaceva guardare anni orsono. Altrettanto curiosamente, l’episodio in questione era fondamentalmente una vicenda comica mentre, come leggerete, se leggerete,  qui di comico non c’è nulla. Qualche giorno fa ho ritrovato il file con il racconto e ho cercato di ricordarmi quali pensieri avevano guidato le mie dita mentre lo scrivevo. Una cosa me la ricordo: il cielo era bianco. Ora credo che l’unico motivo per il quale ho deciso di pubblicarlo qui  è che oggi, fuori dalla finestra, vedo il cielo di quello stesso colore.

Dove sono andati i colori?

Doveva essere la vostra festa, il punto di arrivo e insieme quello di partenza. E invece è una pagina del quaderno rimasta bianca. C’erano i fiori, quelli che voleva lei, e l’orchestrina, quella che volevi tu. E poi gli amici, i parenti, e i curiosi seduti ai tavoli del bar che da sulla piazza. C’erano tutti, in attesa, fino a quando il battito dei tacchi sul selciato è diventato frenetico. Occhi spalancati e bocche aperte, e il brusio della gente è diventato il rumore bianco che ora vorresti riuscire a non sentire.

Seduto contro la parete del corridoio senti il freddo sulla schiena. Con lo sguardo segui le venature del pavimento di marmo, come lacrime scivolano fino alla parete che ti sta di fronte. Alzi gli occhi. Lì, dove avresti voluto appendere le foto, la parete è nuda Ti copri le orecchie e gli occhi, poi raccogli le gambe al petto e abbassi il capo.

Non te ne sei mai accorto? La tenevi per mano e le chiedevi se era felice, se ti amava, e lei sorrideva, diceva di sì, ma teneva le labbra unite arricciando gli angoli della bocca. A te bastava?

Ti alzi in piedi. Nella stanza che sarebbe diventata la vostra cucina c’è solo il tavolo, e sul tavolo il quaderno, il vostro quaderno. Inizi a leggerlo aprendo una pagina a caso. Sono pagine scritte a mano, una pagina tu e una lei, tutti i giorni. Lo avete fatto per anni. E ora, oggi, la pagina è rimasta bianca.

Dove sono andati i colori?

Quelli delle vostre vacanze. Non ti accorgevi che nei suoi occhi il mare perdeva colore? Il blu diluito diventava schiuma e andava a morire sulla spiaggia. E il verde dei prati? Non ti stancavi mai di fotografarla, lei con tutti i fiori intorno, la sua bellezza rigata dai fili d’erba. Le volevi incorniciare quelle foto, e appenderle alla parete. E ora? Dimmi, dov’è il rosso delle sue labbra? Lo smalto sulle unghie delle sue mani. Ti accarezzavano. Non sentivi com’erano fredde?

Solo bianco ora. E’ rimasto solo il bianco sulla pagina di oggi.

Cammini adagio, frastornato, anestetizzato. Giri per le stanze trascinando i piedi. In salotto i divani sono ancora ricoperti di plastica. I mobili sono pezzi di legno appoggiati al muro, ancora da montare. Le finestre senza tende lasciano entrare la luce dei lampioni sulla strada. Il suo sorriso a labbra serrate ora lo vedi nel vuoto accecante di questa casa.

Entri in camera da letto, non puoi più evitarlo. Apri la porta e il tuo sguardo si perde nel vuoto. Poi la vedi, il suo corpo è adagiato sul letto. Guardi il suo viso illuminato dalla luce che entra dalla finestra. Luce bianca, senza colore.

Poi vedi i vestiti.

Sono appesi uno di fianco all’altro. Il tuo è di velluto nero, la camicia con il colletto inamidato e la cravatta d’argento. Il suo di seta bianca, senza pizzi, senza sbuffi, liscio come la sua pelle. Prendi il tuo vestito e lo indossi. Metti anche le scarpe. E poi vuoi che anche lei indossi il suo. Glielo infili dalle gambe, la giri su un fianco per infilare la manica, poi la sposti sull’altro. Chiudi la cerniera dietro la schiena e la rimetti distesa a faccia in su, infine ti stendi accanto a lei. Vorresti rimanere così all’ infinito, ma sai che nessun sonno potrà essere lungo abbastanza.

Al mattino ti svegli prima dell’ alba in un bagno di sudore. La stessa luce dei lampioni in strada illumina la stanza dello stesso bianco. Sei solo nel letto. Sei solo. Sulla parete sono ancora appesi i vestiti, il tuo, nero, ed il suo. Il vestito bianco che non le vedrai mai indossare. Il vestito della sposa che non sarà mai tua.

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