Io l’ho visto Carver, ve lo giuro. Era seduto al tavolo mentre noi giocavamo a biliardo, aggrappato al bicchiere lo stringeva con la sua mano enorme. Noi giocavamo e lui ci guardava con la schiena curva, i lacci delle scarpe di colore diverso e i pantaloni stropicciati.
Tre anni dopo l’ho visto ancora. Noi lavoravamo nel bosco e scendevamo al paese solo di lunedí, ci facevamo una doccia al motel e poi andavamo alla lavanderia a gettoni. Lui era seduto di fronte al cesto della biancheria, noi scherzavamo e urlavamo, selvaggi, e lui non si muoveva. Scaricavamo i nostri sacchi, i vestiti sporchi di terra, tutto nella lavatrice e poi ce ne andavamo.
Al matrimonio di uno di noi, Carver c’era. Avrei dovuto fare il discorso e invece ero dal benzinaio per comprare le sigarette e quando sono tornato tutti stavano aspettando. Ho biascicato qualcosa e anche Carver ha riso. La mattina dopo, a casa della madre dello sposo, nel frigo ho trovato una confezione di tortillas, del formaggio e una lattina di cocacola e con quello, insieme a Carver, ho fatto colazione.
Al centro alcolisti c’era anche chi si faceva di boccette di medicinali. Uno di noi c’è dovuto stare per due settimane perché abbiamo fatto una cazzata con la macchina e anche lì, nelle pause sigaretta, Carver c’era. Dopo la fila al telefono tutti sorridevano un po’ di più, a parte qualcuno che tornava piangendo.
Ed è per questo che quando leggo Carver non riesco a trattenere le lacrime. Perché loro sono ancora lì. Hanno solo qualche anno in più e i loro figli sono ormai grandi. Le coppie continuano a litigare ma ora sono tutti più stanchi e dormono in letti separati. Tutti ci stanno ancora provando perché è l’unica cosa che riescono a fare. Cercano conforto. Chi in una bottiglia, chi in una stretta di mano.
Tutti stanno ancora continuando a ballare mentre io sono qui, al tavolo di legno, seduto di fianco a Carver. Mi chiede cosa sto facendo e allora gli spiego cos’è un blog. Lui dice che sono tutte cazzate e io non riesco a dargli torto.
Andiamo a fare un giro, mi fa lui.
Andiamo, rispondo, ma qui è tutto diverso.
E io mi sento straniero a casa mia.
14 thoughts on “Ho visto Carver”
capitata qui per caso…
mi sa che do un’occhiata.
mi sa proprio di sì.
Benvenuta! Grazie, accomodati 🙂
Stupendo.
Grazie per la visita, McMusa!
Grazie a te! Credo proprio che tornerò spesso.
Il tuo l’ho già messo tra quelli da seguire. Ho notato molti punti in comune.
Sì, ne abbiamo molti, infatti. Anche il tuo blog è da ieri sera tra i miei favoriti. A presto, dunque!
capitata qui grazie alla McMusa..e mi ci fermo, per un bel po’ mi sa…
benvenuta e grazie per la visita!
Grande!!
Bello. Mi ha fatto pensare a “Si parla troppo di silenzio”, in cui Aldo Nove fa incontrare Carver e Hopper.
Grazie, Marco. Non conosco quel testo, dove lo trovo?
Io l’ho ordinato in libreria (su suggerimento di un’amica), ci ha messo un po’ ad arrivare. Ma credo sia anche su Amazon, IBS, ecc.
Grazie, indagherò.