Houellebecq rapito

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Sarà l’età che avanza, ma una cosa che riesco a sopportare con sempre più difficoltà è il chiacchiericcio inutile al quale a volte ci si sente costretti a partecipare, per esempio in una sala d’attesa o quando si va a prendere il proprio figlio a scuola e si rimane al parchetto con gli altri genitori a guardare i figli che si prendono a pallonate. È forse per questo che ultimamente non riesco a staccarmi dai libri di quel sociopatico doc che è Michel Houellebecq.

Ho inziato qualche mese fa, con imperdonabile ritardo – se mai il concetto dell’arrivare “tardi” a leggere un libro abbia alcun senso – infiltrandomi nelle pagine di Le particelle elementari. È stato amore (quasi) a prima vista – mi sono trovato a dover arrancare per le prime 20-30 pagine, ma da lì in poi è stata una splendida cavalcata. Faccio sempre abbastanza fatica a capire perché un libro mi sia piaciuto. Sicuramente è qualcosa che deriva dalla somma di molti fattori diversi (e assolutamente personali). Nel caso di Houellebecq, la cosa che più mi attrae è la sua abilità di fondere la trama (fiction) con elementi “reali” di valenza storica, scientifica, artistica, sociologica e morale, arrivando a incorporare nei suoi romanzi elementi di saggistica. Questo è lo stesso motivo per cui ho amato e amo i romanzi di Kundera.

Di una cosa però sono certo, il segnale più evidente che un libro mi è piaciuto è la voglia di voler subito leggerne un altro dello stesso autore. E quindi mi sono buttato su Estensione del dominio della lotta, testo più breve ma, come qualcuno ha sottolineato, più vero. Poi, in rapida successione ho letto: PiattaformaLa possibilità di un’isola (abbandonato a metà, ma lo riprenderò) e La carta e il territorio nel quale lo stesso Houellebecq compare come uno dei personaggi (nel romanzo finirà per essere assassinato).

Houellebecq ha fama di essere l’enfant terrible della letteratura francese. Più volte è stato accusato di essere osceno, razzista, misogino e Islamofobico –  in Piattaforma, l’islam viene definito come  la religione più stupida che ci sia (frase che gli è valsa una causa, poi vinta, da parte delle associazioni mussulmane). Sempre in Piattaforma la vicenda ruota intorno all’idea di un’agenzia turistica di promuovere in modo aggressivo il turismo sessuale. Intervistato riguardo la presenza di numerose scene di sesso nei suoi romanzi, Houellebecq risponde così: “Non credo ci sia un numero spropositato di scene di sesso nei miei romanzi. Non credo che sia questa la cosa scandalosa. Ciò che scandalizza è che io ho ritratto il fallimento sessuale. Ho scritto di sesso in modo non glorificante. Ma più di tutto ho descritto un realtà di base: una persona piena di desiderio sessuale che si trova a non poterla soddisfare. Questo è ciò che alle persone non piace sentire. Il sesso deve essere presentato in maniera positiva e quindi mostrare la frustrazione sessuale è osceno. Ma è anche tremendamente vero.” Insomma, un personaggio che dietro a un aspetto fragile e riservato è capace di colpire con le parole, e forse la sua abilità sta proprio nell’andare a stuzzicare quelle aree della vita e del rapporto fra gli umani che molti tendono a coprire e non considerare. Nei suoi scritti emerge anche una forte critica del libero mercato e in generale del sistema della civiltà moderna con le sue regole e i suoi compromessi.

In rete si trova moltissimo materiale: la classica intervista sul Paris Review, le numerose interviste, fumose e silenziose, su YouTube, e tutta una serie di articoli, critiche e analisi della sua opera, tramite i quali si può cercare di comprendere meglio l’Houellebecq scrittore e, in parte, l’Houellebecq uomo.

Una cosa che invece mi sembra sia ancora poco nota è il film The kidnapping of Michel Houellebecq (trailer qui sotto) diretto da Guillaume Nicloux e presentato lo scorso febbraio al Berlinale, il festival internazionale del cinema di Berlino. Il film prende spunto da un fatto realmente accaduto, ovvero l’episodio della breve sparizione di Houellebecq nel 2011, quando, in pieno tour promozionale per il suo La carta e il territorio, non si è presentato agli appuntamenti in Olanda e Belgio. Sulla stampa e sul web si scatenò subito un tam-tam di supposizioni riguardo le cause di questa sua sparizione, tanto da far ipotizzare un suo possibile rapimento da parte di Al Qaeda. Dopo alcuni giorni di incertezza, l’autore è riapparso e ha continuato il suo tour promozionale, senza che le ragioni della sua scomparsa venissero mai chiarite. E quindi, ciò che Nicloux sembra voler rivelare con il suo film è che Houellebecq è stato veramente rapito, da tre fratelli e per conto di un mandante ignoto. Realtà, fantasia, scherzo? Il fatto che nel film Houellebecq interpreti se stesso, rapito, non fa altro che aggiungere un ulteriore nodo al filo degli eventi e ad annacquare sempre di più il confine fra realtà e fantasia. Il film (qui una recensione uscita sul Guardian) procede in modo abbastanza lento, niente scene di violenza nei confronti del povero Houellebecq, il quale invece si dimostra un ostaggio lagnoso e difficile da gestire, sempre a negoziare concessioni e favori (fumare, in primis) tanto che l’atmosfera assume le sembianze di una sorta di sindrome di Stoccolma all’inverso, con i rapitori che finiscono per essere ammaliati dallo scrittore – su sua richiesta gli procureranno anche una giovane prostituta – e il dialogo con i tre fratelli, e i loro genitori, presenti nell’appartamento nel quale Houellebecq viene trattentuo, assume un tono particolarmente confidenziale e surreale.

Questo è Houellebecq, prendere o lasciare.

2 thoughts on “Houellebecq rapito”

  1. io prendo.
    Comunque resto innamorata persa di Antonio Lobo Antunes.
    l’unico del quale ho completato la lettura dell’ultimo suo ricominciando a leggerlo il giorno stesso. E poi, finito, ricominciando ancora.
    Mai successo con nessuno.
    E sì che ne avevo già letto otto suoi!
    Amore. Decisamente amore.

    1. Eh sì, già mi avevi suggerito Antonio Lobo Antunes, prima o poi dovrò seguire il tuo consiglio 🙂 Grazie per la visita.

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