Provate voi a essere William Burroughs junior. Provate voi a essere il figlio di William Seward Burroughs e Joan Vollmer nell’America psichedelica degli anni sessanta. Non vi stupirete che la vostra biografia avrà come titolo Cursed from birth.
Billy Burroughs è entrato nella mia vita come un pugno in faccia. La solita sequenza di frasi, citazioni e riferimenti che si incontrano per caso mentre si sta girando sul web cercando altro. Poi Billy ha iniziato a braccarmi anche di notte: frasi e immagini si sono mischiate nella mia mente creandone altre ed evocando ricordi che giacevano dimenticati. Ecco Chris, un tipo che ogni tanto veniva a trovarci facendo l’autostop da qualche angolo di fogna al neon di Phoenix. Era nostro coetaneo, avevamo appena passato i vent’anni, e dietro un aspetto inquietante aveva la gentilezza tipica dei disadattati. Ricordo che durante le feste si sedeva in un angolo, una sigaretta dopo l’altra, avendo cura di scrollare la cenere dentro il calzino. Non mi va di sporcare, diceva, nonostante ci fossero posacenere ovunque. Sarebbero stati amici, Chris e Billy, se la vita li avesse fatti incontrare.
E comunque Billy Burroughs. Un’infanzia feroce. Il fatto che fosse figlio di un padre famoso era certamente il minore dei suoi problemi. La madre morta a vent’otto anni, uccisa accidentalmente dal padre con un colpo di fucile in fronte durante una sfida ubriaca a Guglielmo Tell. Ma anche prima di nascere Billy già succhiava veleno: “Mia madre dev’essere stata una donna straordinaria. Per tutta la durata del mio sviluppo fetale, ogni giorno ha consumato abbastanza benzedrina da uccidere un cavallo, mentre mio padre si faceva tre colpi di eroina per riuscire a starle dietro“.
Prima di morire a 33 anni, nel 1981, Billy è riuscito a scrivere due libri: Speed, nel 1970, e Kentuky Ham nel 1973. Entrambi largamente autobiografici, inediti in Italia, e successivamente raccolti in questo volume con la prefazione di Anne Charters (la biografa di Kerouac) la quale ha definito Burroughs jr. come un second generation Beat writer, con la differenza che quando Billy ha scritto della sua vita era poco più che vent’enne, decisamente più giovane di quando Kerouac e Burroughs Sr. hanno scritto i loro On the Road e Junky.
Con lo stesso tipo di ossessione che mi aveva portato a scoprire un articolo di Lester Bangs su Rolling Stone nel 1969, articoli e citazioni mi portano a scoprire un articolo di Billy Burroughs pubblicato su Esquire del 1971 con il titolo Life with Father. Nel giro di pochi giorni ricevo la rivista a casa, la estraggo dalla busta e la maneggio con cura: provo sempre un piacere feticista nello sfogliare riviste di quel calibro e di quelle annate, nonostante un vago odore di muffa. E poi gli articoli: basti pensare che sullo stesso numero, oltre al pezzo di Burroughs jr. ce ne sono altri di Gay Talese, Styron, Updike, Nabokov, Fitzgerald. Il tutto in 262 pagine al prezzo di un dollaro del 1971.
Subito dopo aver letto il pezzo di Burroughs jr. non ho potuto trattenermi dal mettermi a tradurlo, come al solito, per entrare più in profondità nelle sue parole, per perdermi nelle sue frasi alienate e alienanti, visionarie e surreali ma tremendamente reali e dolorose. O forse il motivo per il quale ho passato alcune notti a tradurre la sua voce è solamente perché volevo rimanere a fargli compagnia un po’più a lungo.
Come tutto ciò che Billy ha scritto, Life with Father è un resoconto autobiografico: immagini sfuocate e flash-back della sua infanzia, dell’adolescenza, del periodo passato a Tangeri ospite di suo padre e dei suoi amici. E poi il ritorno negli Stati Uniti, i viaggi, New York, fotogrammi psichedelici annegati nell’alcool nelle droghe. Sempre alla ricerca di una sua autenticità, sempre inseguendo un’identità che alla fine sembra aver trovato quando nei suoi libri afferma “Far better to retreat truly into a thousand tragic selves then to be a teen-ager in reality“.
Sullo sfondo, costante, il rapporto col padre, problematico come solo i rapporti fra padre e figlio riescono ad essere, e forse, per cercare di comprendere il rapporto che ci deve esser stato fra Burroughs Senior e Junior, basterebbe guardare la foto scelta come copertina per il libro Cursed from birth (riportata in cima a questo post). Billy sembra avere sei o sette anni, padre e figlio in posa. Il braccio del padre va a cingere la spalla del piccolo ma la mano rimane immobilizzata in aria a pochi centimetri dalla spalla del piccolo. Può darsi che la foto sia stata scattata con qualche secondo di ritardo o di anticipo e che la mano di Burroughs senior si sia in effetti appoggiata sulla spalla del piccolo, ma rimane che quella foto “sbagliata” sia una ottima rappresentazione della distanza affettiva fra padre e figlio.
Qui la mia traduzione dell’articolo Life with Father [file pdf, ~44,000 battute]
Se invece volete vederlo in faccia e sentire la sua voce guardate questo video
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=BF__ujjhwRg?rel=0]
5 thoughts on “William Burroughs Jr. – Cursed from birth”
grazie davvero per la traduzione dell’articolo sull’Esquire. Mi ha fatto vedere W.B. J. sotto un’altra luce (in verità un po’ meno disperata). così anche il rapporto con il padre. in ogni modo, se la cavava davvero bene con la scrittura. mi piacerebbe aver letto i suoi romanzi.
Grazie per la visita. Sono contento che questo pezzo sia stato utile per approfondire la conoscenza di WBJ. Quando lessi quell’articolo rimasi molto colpito e per questo decisi di tradurlo. Gran pezzo, a mio parere.
Grazie Marco Piazza per la magnifica traduzione dell’articolo. Volevo segnalarti che di WSB Jr si trova tradotto in italiano e pubblicato da Olympia Press Italia (1970) il libro Droga Rabbiosa (https://www.ebay.it/itm/BURROUGHS-J-DROGA-RABBIOSA-N-7-OLYMPIA-PRESS-ITALIA-1970-Libro/163742389766?hash=item261fce9606:g:mqUAAOSw-M5dCexZ).
Ancora grazie.
Michele Corleone
Splendido articolo, ma splendidi commenti anche. Grazie mi avete migliorato la giornata.
Grazie, bene, mi fa piacere .